mercoledì 16 maggio 2012

Fatti di scienza e di femmine poliglotte


Lo so che ogni tanto non sembra, ma io sono femmina e in quanto femmina sono vanitosa.
Si perchè la vanità è proprio intrinseca del dna delle femmine.
Non per niente gli scienziati ci dicono che il cromosoma X ha un'altissima densità genica tanto che l’identificazione dei geni presenti su una sola X è tuttora in corso. Si stima che possano esserne circa 1200 e se pensate che di X noi femmine ce ne abbiamo 2 volete che prima o poi non spunti fuori il gene della vanità?
Ecco, a voi scienziati che leggete vi ho pure fornito lo spunto per il vostro prossimo lavoro di ricerca. Poi quando vincete il premio nobel ricordatevi di me, mi raccomando.
Comunque, proprio perchè è una cosa genetica, tra noi femmine ci capiamo subito in quanto a vanità.
Così la mia amica tutta fesciòn qualche giorno fa ci ha avuto la pensata di regalarmi il mascara effect faux cils di YSL.
Tranquille amiche femmine, non panicate, prendetevi pure un poco di tempo per rileggere a mente e poi provate a pronunciare con calma le seguenti parole: effè fò sil di iv san loràn.
Non sembra ma è più facile di sopralapancalacapracampasottolapancalacapracrepa.
Quando sarete diventate abbastanza brave da non intrecciarvi la lingua recatevi in profumeria e sfoggiate la vostra bravura di femmine poliglotte, le commesse rimarranno impressionate.
Inoltre se come me siete castane fuori ma un poco bionde dentro e vi piace di cambiare trucco a seconda delle occasioni, allora passate al livello intermediate e chiedetelo nel colore numero 2, Riche Brown (leggasi risc braun).
Invece che il solito nero questo color cioccolato avrà un effetto vedo non vedo. No, non vuol dire che diventerete cieche, seplicemente le vostre ciglia diventeranno folte e lunghe senza che si noti quel fintume corvino tipico dei mascara, così che lo sguardo risulterà intenso in modo naturale... perfetto per il trucco da giorno ;)
E se non siete ancora convinte vi dico pure che l'astuccino dorato è talmente bello che farà schiattare d'invidia tutte le altre. Eh si perchè oltre a quello della vanità noi femmine ci abbiamo pure il gene dell'invidia. Scienziati prendete nota.
Ovviamente oltre alla confezione pure il prezzo è da gioiello ma come si dice dalle mie parti "chi bell' vò parì nu' poc' adà suffrì".  E no che non ve lo traduco, sennò che femmine poliglotte siete?
Ok ok, ci sono quelle che non sono portate per le lingue ma non c'è problema, basta dirlo in italiano e il gioco è fatto.
Quindi cave amiche, avavava, se volete delle ciglia che fanno flap flap non lasciatevi scappare questa meraviglia, l'imperdibile mascara effetto ciglia finte di Ivo San Lorenzo!

lunedì 14 maggio 2012

Perdonate l'assenza, sono stata a Macao.


Settimana scorsa sono stata a Macao.
Non fraintendetemi, non è che ho preso 'anpassan' un aereo per la Cina (anche se pure questo mi è capitato, ma magari ci scrivo un altro post).
Macao, anzi se vogliamo essere precisi bisogna scriverlo M^C^O, sta a qua a Milano, che a Milano è successo un po' come a Berlino nel 1990.
Si, lo so che pare una puntata di National Geographic, ma ora vi spiego meglio così vi fungo da bussola per orientarvi in questo labirinto di fatti.
A Berlino nel '90 dopo la caduta del muro, anarchici e artisti d'ogni sorta occuparono il Tacheles, un vecchio centro commerciale abbandonato, e ci fondarono una Kunsthaus (letteralmente casa d'arte) inglobante il Cafè Zapata, un locale passato alla storia nella Berlino by night e diventato addirittura meta di pellegrinaggi.
A Milano il 5 Maggio 2012 artisti e intellettuali d'ogni sorta si sono riuniti sotto il nome di Lavoratori dell'Arte e hanno fondato M^C^O occupando la Torre Galfa, un edificio di 31 piani di proprietà della Fondiaria Sai abbandonato da ben 15 anni.
Tutti questi artisti, performers, attori, musicisti etc etc si sentivano un poco randagi senza uno spazio dove realizzare i propri progetti. E allora, mentre Milano era tutta indaffarata a farsi bella per l'Expo, loro zitti zitti hanno preso possesso di questo grattacielo bonificato dall'amianto e l'hanno riportato a nuova vita rendendolo sede di attività ed incontri. Si passa dai laboratori di comunicazione a quelli di giardinaggio, dai tavoli di dibattito politico al recupero concreto degli spazi. E si perchè a M^C^O è ancora tutto da fare! Al momento l'edificio è a dir poco fatiscente, con abbondanza di calcinacci e fili elettrici scoperti, assenza di servizi igienici (di servizio non-igienico ce n'è uno solo che non ho avuto il coraggio di testare) e zero luce se non quella blu dei neon che illuminano la torre al tramontar del sole.
Però, pure se è ancora tutto sgarrupato M^C^O mi piace assai perchè è un luogo simbolo, il simbolo di una rinascita intellettuale, di una presa di coscienza, di una presa di posizione.
Mi vien voglia di urlare FINALMENTE! Finalmente qualcosa di vero, non il solito champagnino alla galleria fighettina della Milano da bere.
E la cosa che mi entusiasma ancor di più è che, a parte le critiche dei burocrati di turno che incitano allo sgombero, M^C^O sta avendo un riscontro incredibile, sia dai cittadini che si offrono volontari per dare una mano che da parte di grandi personalità del mondo culturale come  Dario FO e Franca Rame che hanno preso parte all’occupazione.


A me viene da pensare che abbiano scelto il nome M^C^O proprio a memoria della grande rivoluzione culturale cinese di fine anni 60 e con questa rivoluzione culturale in atto la domanda sorge spontanea: come reagirà l'amministrazione comunale? Anche se l'edificio è privato la questione ha chiaramente assunto un connotato politico! Si tratta infatti dalla rivendicazione di spazi e dalla critica ai luoghi abbandonati della città che potrebbero essere recuperati.
Pisapia al momento io lo vedo un po' indeciso che quello poveretto ce la sta mettendo tutta per fare contenti i Milanesi e sta cosa proprio non se l'aspettava. Lui agli artisti gli vuole bene, io lo so, però dall'altra parte ci ha un po' paura di fomentare forme di attivismo di questo tipo che non si sa mai dove si va a finire... Insomma, io a Pisapia in questo momento me l'immagino vestito di nero e con un teschio in mano.
E nel frattempo che Pisapia combatte contro i dubbi amletici, i Lavoratori dell'Arte hanno sferrato una mossa offensiva scrivendo una diffida nei confronti della Prefettura, della Questura e del Comune di Milano e lanciando la raccolta firme Proteggiamo Macao.
A Berlino il Tacheles con la sua Kunstahus e il Cafè Zapata  ha resistito per 21 anni per poi esser venduto all'asta per 1 milione di euro nell''Aprile del 2011.
Secondo voi M^C^O quanto durerà?

http://www.facebook.com/macaopagina
Per raggiungere MACAO :
angolo tra via Fara e via Galvani 
in metro con la LINEA GIALLA stop STAZIONE CENTRALE
LINEA VERDE stop GIOIA
tram 82





sabato 5 maggio 2012

Il signor Vecchi e il favoloso mondo delle cartuccelle

Di genti al mondo ce n'è davvero di tutti i tipi. Si dice "il mondo è bello perchè è vario" e devo ammettere che la saggezza popolare dei proverbi ci ha sempre ragione: il mondo è varissimo!
Tra le tante genti che potevo incontrare, ognuna con i suoi ma e i suoi se, questa volta mi sono imbattuta nel signor Aldo Vecchi. E chi sarà mai questo tizio, vi chiederete voi.
Aldo Vecchi è un omino che secondo me non avrà mai avuto un raffreddore in vita sua perchè da 40 anni colleziona le veline che si usano per incartare le arance. Avete presente quelle cartuccelle avvoltolate intorno ad un arancio ogni tot nella cassetta del fruttarolo? Ecco proprio quelle lì.
Io da bambina me le sceglievo apposta le arance avvoltolate perchè mi parevano speciali rispetto alle altre. Mi pensavo che erano più preziose e che quello fosse il motivo per cui avevano le cartucelle intorno. Forse non avevo tutti i torti perchè infatti il signor Vecchi di quelle cartuccelle lì ne ha fatto tesoro e oggi le espone in bella mostra come quadri. Perchè difatti di arte grafica si tratta!
Ora vi racconto un po' di storia delle cartuccelle così vi raccapezzate un attimo.
Nel 19esimo secolo non esistevano le frutte geneticamente modificate, c'erano le frutte vere, quelle che sapevano di frutta. Tra tutte le frutte l'arancio, pure se aveva la scorza, era un frutto delicato e bastava un attimo che si sciupava. Fu così che i produttori s'inventarono le cartuccelle per avvolotolare le arance e non farle rovinare durante il trasporto. Siccome pure all'epoca la pubblicità era l'anima del commercio, da che erano carte grossolane a tinta unita (rosa o azzurre) piano piano si sono mutate in incarti di velina sottile raffiguranti stampe elaborate in colori vivaci che rappresentavano le aziende produttrici. Alcuni produttori più concettuali, puntavano addirittura al subliminale e non gli importava neanche di scriverci il nome, bastava che il disegno fosse talmente tanto accattivante da convincerti a farti comprare le arance pure se eri allergico agli agrumi.
E allora via con il trionfo di cromatismi improbabili, donnine dai sorrisi smaglianti e soli dai raggi splendenti. E poi mori, intrichi di fiori e foglie, rappresentazioni faunistiche degne di un catalogo darwiniano.
Come potrete immaginare, nel corso dei secoli ne sono passate assai di cartuccelle sulle tavole! E il signor Vecchi che ha raccolto migliaia di questi incarti si fa oggi custode di piccole memorie locali attraverso un excursus che va da fine 800 ai giorni nostri partendo dall'Europa e facendo tappa in tutti i continenti passando addirittura per l'Australia. Lo so che a molti può sembrare una di quelle cose inutili, ma la verità è che attraverso queste cartucelle si assiste a tutta l'evoluzione dei caratteri e delle figure iconiche che si fanno portatrici delle diverse culture di riferimento in una curiosa mescolanza di tradizione e modernità pionieristica.  Insomma queste cartuccelle sono in grado di farci viaggiare nel tempo e nello spazio diventando testimoni di momenti storici ormai lontani.
Che poi, signor Vecchi a parte, ho scoperto che esiste tutto un mondo di appassionati alle cartuccelle agrumicole con anche siti dedicati, musei e veri e propri archivi:
http://www.opiummuseum.de/index1.htm
http://www.museonaranja.com/index.html

Se volete fare un'esperienza da Ritorno al Futuro entrate anche voi insieme al signor Vecchi nel favoloso mondo delle cartuccelle! :)






venerdì 27 aprile 2012

A Giuseppe gli piaceva di magnare e bere

Non lo so se voi ne siete usciti incolumi ma io mi sono sentita sinceramente provata dai giorni del salonedelmobileamilano. Una fatica proprio. E allora ho fatto che me ne sono andata da Milano per qualche giorno che avevo troppo bisogno di starmene un po' tranquilla.
Dove sono andata non ve lo dico, che pure se scrivo il blog non è che vi devo dire tutti i fatti miei eh. Però vi volevo raccontare che tra una cosa e un'altra sono finita in un piccolo paesello dell'Emilia Romagna che si chiama Busseto.
Quando dico piccolo intendo proprio piccolissimo che Busseto centro in pratica è una via soltanto. Tipo che se prendi la parallela stai già in periferia. Epperò nonostante sia piccolissima, Busseto è diventata assai famosa anche a livello internescional perchè è successo che tanto tempo fa, in una frazione chiamata Roncole, ci è nato Giuseppe Verdi.  Poi sisà, Giuseppe Verdi è diventato importante così a Busseto sono diventati tutti fan sfegatati e ora qualsiasi cosa ci ha il riferimento al nostro caro amico Giuseppe: c'è Piazza Giuseppe Verdi, la statua di Giuseppe Verdi, il teatro Verdi dove ha luogo il Festival Verdi, c'è il Museo Nazionale Giuseppe Verdi e tanto per togliervi ogni dubbio pure Roncole l'hanno fatta diventare Roncole Verdi. Insomma ci siamo capiti no? Una fantasia che a Bussetto proprio bisogna dargli il premio per la creatività.
Cmq il nostro amico Giuseppe oltre a comporre le musiche bellissime che sappiamo ogni tanto gli capitava pure di mangiare e di bere (che pure lui era umano). Siccome all'epoca non ci stavano le parallele allora Giuseppe se ne andava a mangiare alla Salsamenteria Baratta che stava lungo quell'unica via che era Busseto vecchia. A Giuseppe dopo le cantante e le suonate gli piaceva di magnare e bere in compagnia e allora si organizzava le tavolate con gli amici. Così è successo che poi via via a quei tavoli si son seduti tutta una serie di personaggi illustri tipo Toscanini e d'Annunzio solo per dirvene alcuni.
Io già lo so che voi non ci credete che il nostro amico Giuseppe era così godereccio ma secondo voi a cosa s'è ispirato quando ha scritto Libiam ne' lieti calici? E se ancora non mi credete v'invito ad andare all'ormai Storica Salsamenteria Baratta. Andate, andate a sedervi ai tavoli e ad assaggiare tutti i salumi più buoni della zona, i formaggi e la frutta secca. Andate a brindare con l'ottimo vino servito in scodelle che suggeriscono l'abbondanza. Andate a curiosare tra tutti i cimeli che sono stati collezionati nel corso dei secoli - il suo primo pianoforte, lo spartito originale della Traviata, le foto di quando era giovane e un'infinità di altri ricordi di quei bei tempi in cui Giuseppe se la godeva alla grande.

Andate e poi mi dite se i fatti non sono come ve li ho raccontati io. Alla peggio farete un sacco di brindisi lieti pure voi, come nella Traviata.

Alla salute!

Salsamenteria Storica Baratta
http://www.salsamenteriabaratta.it/
Via Roma, 76
43011 Busseto (PR)



domenica 22 aprile 2012

salonedelmobileamilano - Dimore Studio

Ieri sera ci ho avuto per la prima volta la sindrome di Stendhal. Ve lo giuro. Mi è venuto una specie di buco allo stomaco per la quantità di cose strabelle che ho visto. E pure perchè in contemporanea pensavo al mio appartamento in condivisione, arredato 95% Ikea, 5% robe raccattate da amici e parenti. Ma questa forse è un'altra sindrome.
Comunque, tra i miei giri del salonedelmobileamilano sono andata al Brera Design District che volevo vedere cosa s'erano inventati quelli di Dimore Studio.
Dimore Studio è uno studio (ma va?) di interior design fondato nel 2009 dal duo Britt Moran+Emiliano Salci, che io già lo sapevo che erano bravissimi quindi ci sono andata con grandi aspettative e in genere le aspettative grandi sono pericolose perchè poi la maggior parte delle volte rimani deluso.
E invece è successo che ci ho avuto Stendhal. È stato Stendhal a prima vista.
Già sei in via Solferino 11 in un palazzo d'epoca che la dice lunga solo a guardare la facciata e il cortile interno. Poi sali le scale e ti trovi a camminare sul parquet originale, quello inchiodato a spina di pesce che fa cric crac sotto i piedi. Trovi le porte con gli stipiti tutti artistici, le finestre con le chiusure di una volta e i vetri con gli angoli stondati: Trovi i soffitti altissimi con ancora i rimasugli delle tinteggiature del 18esimo secolo e i radiatori in ghisa con le decorazioni ricciolute e i piedini che ti vien voglia di comprargli le scarpe. E ti assale lo stupore quello dei bambini, quello che non ci riesci a credere. Poi inizi a notare i colori, colori profondi che tutta la casa sembra un'alcova. Ce n'erano un sacco di genti lì che come me guardavano eppure mi pareva d'esser sola dentro ai blu e ai verdi delle pareti. E in mezzo a queste pareti silenziose c'erano poi tocchi di giallo cupo, fantasie vintage, pezzi di recupero che portano addosso i segni dei loro anni vissuti, bottiglie vuote, marmi, oggetti ricercati, lampade che ti viene da dire questo è il design quello vero. E mi sono sentita completamente stordita, ci avevo questa sensazione talmente tanto strana che ancora adesso non la so spiegare.

Quindi, io ve lo dico e poi non dite che non vi ho avvertito: chi è debole di cuore forse è meglio che non ci vada a vedere questa meraviglia che secondo me Stendhal può essere letale.
Per quelli che invece vogliono fare un'esperienza mistica le porte del nirvana del salonedelmobileamilano sono da Dimore Studio in via Solferino 11.

Che il viaggio abbia inizio.

Dimore Studio
http://www.dimorestudio.eu/data/home.html

mercoledì 18 aprile 2012

salonedelmobileamilano - è ora di andare [a casa]

Meno male che il salonedelmobileamilano ci ha pensato da solo a dividersi per zone e circuiti che almeno mi rimane più facile pure a me di segnalarvi i posti senza perderci la capacità di intendere e di volere.

Allora, già ve ne ho detto uno in via Tortona (grande classicone del salonedelmobileamilano) e poi vi ho raccontato di un fatto totalmente fuori dai soliti giri dell'accattonaggio free-drink.
Oggi invece voglio segnalarvi un progetto nel nuovissimo circuito di Porta Venezia in Design.
A dire la verità questo circuito pare più un percorso da gita scolastica che da salonedelmobileamilano.
Infatti si tratta principalmente di un tour dei meravigliosi palazzi liberty presenti in zona che, per carità, ci piacciono tantissimo, proprio ci fanno accapponare la pelle con tutti quegli arzigogoli di fiori, foglie e forme sinuose, però se le genti vengono in cerca di novità e trend e news del nuovo millenio diciamo pure che i primi decenni del novecento non rappresentano proprio il futuro...

Comunque, spulcia spulcia, vi ho trovato qualcosa di bellino pure qua.
A stuzzicarci la curiosità ci ha pensato l'agenzia creativa FBR che ha ideato un progetto/performance che porta il nome di [a casa].
Si tratta di una casa, appunto, dove artisti, designer, collezionisti, musicisti e amanti del buon cibo vengono invitati a scambiarsi idee, opionini e liberi pensieri magari ispirati da tutto quello che è stato usato per allestire il progetto stesso: il tavolino tal dei tali, le forchette fatte a quel modo, la lampada di quel tizio lì, le lenzuola che sarà tutto un altro dormire, l'opera d'arte che non poteva mancare, l'olio quello buono per condire le bruschette e via così a 360 gradi.

Se volete partecipare anche voi al dibattito e bervi una tazzulella di caffè le porte di [a casa] rimarranno aperte fino al 22 Aprile dalle 12:00 alle 19:00.

In aggiunta, se siete abbastanza pimpanti e volete vedere il salonedelmobileamilano da un'altra prospettiva, [a casa] offre l'opportunità di fare dei tour in sella a delle biciclette assai stilose, guidati ogni giorno da diverse personalità del mondo del design.

Sù sù genti, affrettatevi, è ora di andare [a casa] ! :)

[a casa]
http://www.acasaproject.com/
Via Benedetto Marcello 2

martedì 17 aprile 2012

salonedelmobileamilano - Officina Tipografica 9 Punti

Ho deciso di mettermi nei panni di quelli che non gli piace la bolgia del salonedelmobileamilano, quelli che piuttosto stanno pensando di entrate nel comitato di promozione del Furniture China Expo pur di deviare il traffico delle genti verso altre città.

Ecco, a voi personaggi di poca fede dico che non bisogna disperare perchè la soluzione c'è e si chiama Officina Tipografica 9 Punti.

OT9PT è un'associazione culturale nata nel 2010 dall'iniziativa di 9 giovani designer che un bel giorno hanno deciso di recuperare vecchi macchinari per stampa a caratteri mobili e di riportarli in vita attraverso tutta una serie di progetti, workshop e millemila altre idee geniali di diverso formato.

                            

Non so se avete presente quell'omino che di cognome faceva Gutenberg e che sicuramente vi avranno nominato ai tempi della scuola. Eh, si tratta proprio dei macchinari che usava quell'omino lì, dove la pagina bisogna comporla lettera per lettera e poi darci dentro con l'olio di gomito per imprimere le parole su carta. Mica come adesso che basta pigiare i tasti del pc senza nemmeno sapere usare tutte le dita!

                            

                            

A dispetto dei procedimenti antichi, i lavori di questi designer sono supercontemporanei, frutto di un'avanguardia sperimentale che non si fa certo intimorire dai limiti fisici dei macchinari!
Se volete vedere per credere potete ammirarli dal 17 al 21 Aprile presso l'Archivio Giovanni Sacchi a Sesto San Giovanni (MM1 Sesto Marelli) che ospiterà la prima edizione di “Non aspettare di diventar vecchio per finire in un archivio” un evento che prevede anche incontri, laboratori, magnate in allegria nonchè musica dal vivo e DJ SET ballerecci. E come da vostri desideri sarete lontani dalla folla di genti spaesate del centro città.

Se invece siete dei puristi del salonedelmobileamilano e Sesto San Giovanni vi pare una bestemmia, allora potete andare alla più semplicissima Fnac di Via Torino, angolo via della Palla 2, centro che più centro non si può.
OT9PT è in mostra fino al 22 Aprile con dieci poster a tiratura limitata che interpretano il tema "Sofferta Speciale".
Perchè in questo anno di crisi e cambiamenti la riflessione sul consumo viene meglio se fatta in un posto di consumo.

Andate e vedetene tutti, dentro e fuori il salonedelmobileamilano.

Officina Tipografica Novepunti
http://www.novepunti.org/
E: officina@novepunti.org

Siti dedicato all'evento non aspettare di diventare vecchio:
WEB: http://nonaspettare.archiviosacchi.it/
FB: https://www.facebook.com/NonAspettareDiDiventarVecchioPerFinireInUnArchivio
E: info@archiviosacchi.it

Archivio Sacchi
http://www.archiviosacchi.it/
T: 02 36682271

                                

                                




lunedì 16 aprile 2012

Salonedelmobileamilano - Merci negozio effimero.

La settima del salone del mobile a Milano è uno dei periodi più belli di questa città perchè alla gente non gliene importa se piove e il cielo è grigio e quanto è grigia Milano e a Milano piove sempre e c’è la nebbia e blablabla.
No, quando c’è il Salone del Mobile a Milano si esce, per principio. Addirittura le persone ci viaggiano apposta per dire io c’ero al salonedelmobileamilano. E magari non lo sanno neanche dove stanno andando, si sta in giro che tanto sicuro si trova qualcosa d'interessante e innovativo: la concettualissima sedia a forma di gallina o la lampada che si accende quando il tuo cane abbaia o l’istallazione della famosa designer giapponese Kiminkia Sei per Esselunga supermercati. O alla peggio ci si beve un bicchiere aggratis.
Vi dirò che tutto questo girovagare amemmipiace assai perché qua diventa un mare magnum di genti e di cose. Anzi forse pure troppo magnum che magari rischiate che vi perdete in mezzo al salonedelmobileamilano.
Quindi ho deciso che vi voglio dare un po’ di coordinate và, così poi mi tornate a casa sani e salvi e io sto più tranquilla.
Cominciamo con il “Negozio Effimero” di Merci in via Tortona 31.
Cosa essere Merci? Merci è un bellissimissimo concept store Parigino solitamente ubicato negli spazi di una vecchia fabbrica tessile nell’Haut Marais, tra il 3 l’11 arrondissement. Qui potete trovare di tutto un po’: abbigliamento supergriffato o vintage, fiori, robe di design, accessori, arredi e pure un caffè/libreria molto intellettualoide.  A entrarci l’effetto è quello di una bella sorpresa che siccome non ve la voglio rovinare non vi dico niente. Vi dico solo che nel cortiletto interno c’è una vecchia Fiat 500 straripante di oggetti ammucchiati alla rinfusa che è talmente tanto belluccia da esser diventata il simbolo del negozio. E basta così, sennò poi che sorpresa è?
Comunque bravi ai signori Cohen che l’hanno ideato  e che ci hanno pure tanto buon cuore. Infatti Mercì vuol dire grazie a tutti quelli che compreranno qualcosa perché parte dei proventi viene devoluta ad associazioni umanitarie.

Visto che Parigi non é proprio dietro l’angolo, potete approfittare della versione temporanea che verrà ospitata dal 17 al 22 Aprile a Milano presso il nuovo studio della designer Paola Navone che ne ha pure curato l’allestimento.

Quindi se oltre al salonedelmobileamilano volete sentirvi pure un poco Amélie Poulain a Parì, potete mettervi una baguette in borsa e fare un salto qui! :)

Merci Negozio Effimero: Via Tortona 31, Milano

Merci (quello di parigi)
Boulevard Beaumarchais, 111
75003 Parigi

T. +33 (0) 142770033


venerdì 13 aprile 2012

O sole mio, sta(mpa) in fronte a te!

A vedere gente e fare cose si scoprono un sacco di fatti interessanti. Fatti che dopo che li scopri la tua vita non sarà più la stessa.
Tipo questa Inkodye di Lumi.co, una vernice che applicata sui tessuti li rende fotosensibili e permette di creare stampe usando semplicemente la luce del sole…

Siccome che non sono molto brava a dire queste cose un po’ scientifiche allora forse è meglio se vi guardate il video:


Questi sono solo alcuni esempi di quello che si può fare con questa vernice eh! Che poi loro usano principalmente negativi di foto ma in realtà qualsiasi cosa possa creare delle zone d’ombra funziona uguale (pensate alla tecnica dello stencil, il principio è molto simile).




Queste stampe solari poi non si cancellano mica con la pioggia, anzi sono state pensate per resistere anche al capitano schettino.

Si può usare su quasi tutte le fibre naturali e anche su pellami e legno che se pure non siete molto creativi questa vernice farà venire fuori i vostri desideri più reconditi.

Esempio: se da tempo sognavate di avere angelina jolie sulle vostre lenzuola, ora si può!

Ready, steady, go!

http://lumi.co/

giovedì 12 aprile 2012

La Scala under 30 – Non è un teatro per vecchi

Quando si nomina il Teatro alla Scala vengono subito in mente gli stucchi dorati, i drappeggi scarlatti, i ballerini volteggianti, le orchestre sinfoniche e le vecchie 'sciure' ingioiellate col capello acconciato per l’occasione.
Secondo me pure quelli che ci lavorano lo sanno che nell’immaginario collettivo è compreso di default il capello da bigodino. E allora che hanno fatto quelli della Scala, hanno deciso di ringiovanirsi, di farsi una specie di lifting.
Ora, immaginatevi  questo magnifico teatro settecentesco dove hanno risuonato le note dei più grandi… Rossini, Verdi, Toscanini… Poi togliete tutto e metteteci le canzoni di Vasco Rossi.
Vedete, la chirurgia plastica può fare più danni che l’esplosione di Fukushima.
Sto parlando de “L’altra metà del cielo”, il balletto in programmazione in questi giorni di cui sicuramente avrete già sentito parlare perché ha praticamente infestato tutti i tg, i giornali e ora anche il mio miserrimo blog (e qui farei un grande applauso al dipartimento di marketing e comunicazione del teatro eh!).
Per carità, io non voglio togliere nulla a Celso Valli che pure ha fatto un grande lavoro di orchestrazione e tantomeno voglio criticare Martha Clarke che ha saputo creare una coreografia molto avant garde, a tratti surrealista. Anzi ci sono stati momenti talmente tanto emozionanti che come a pretty woman mi si sono aggrovigliate le budella.
Io voglio solo dire che non c’era bisogno del Blasco alla Scala per combattere il capello da bigodino.
Se ci pensate bene le drammaturgie di certe opere e/o balletti non hanno nulla da invidiare ad un film dei fratelli Coen: condanne a morte, duelli, suicidi e assassinii. Per non parlare delle figure femminili che spesso e volentieri sono tutt’altro che sesso gentile. Tipo che Tosca ammazza il capo della polizia. Giselle diventa un fantasma e fa morire gli uomini di paura. Violetta che tanto voleva essere amata da Alfredo in realtà era una cortigiana (che in altre parole vuol dire… vabbè avete capito).
Allora vi chiederete io che ci sono andata a fare a vedere sta cosa di Vasco. È che siccome che mi piaceva l’idea di andare a vedere i tutù e i tizi in calzamaglia, alla Scala mi ci sono fatta l’abbonamento per il balletto.
Adesso però non vi pensate che pure io voglio fare la parte della nobildonna con la pelliccia di ermellino. No no, ho fatto l’abbonamento quello per i 'ggiovani'. Che voi forse non lo sapete ma esiste La Scala under 30, il programma pensato per chi non ha superato la soglia del tre.
E questa si che è una bella iniziativa per propiziare il rinnovo generazionale!
La scala under 30 infatti permette di avere tutta una serie di agevolazioni: promozioni speciali sugli spettacoli, visite guidate organizzate in esclusiva, sconti vari e abbonamenti a prezzo ridotto. In più per gli abbonati, ogni spettacolo è preceduto da un’introduzione ed un ricco aperitivo.
Quindi finchè siete in tempo vi consiglio di approfittarne perchè, Vasco a parte, La Scala under 30 è un modo per avvicinarsi all’arte di un così grande teatro senza dover  firmare delle cambiali a vita.
GGiovani, accorrete numerosi!

domenica 8 aprile 2012

Carpooling - soluzioni di viaggio per l’emigrato 2.0


Christmas with the yours, Easter what you want cantano Elio e le storie tese. Certo, come no. Ma vaglielo a spiegare a Elio che cosa vuol dire vivere a 600km di distanza dalla 'famigghia' e non tornare a casa per le feste.
Io giuro che ci ho provato a dire che forse non sarei tornata per Pasqua, e ho detto FORSE. Ero riuscita pure a non sentirmi in colpa quando mio padre aveva fatto la vocina flebile al telefono a dirmi che si, ok, non fa nulla, decidi tu. Solo che poi è arrivata la chiamata di mio fratello, lo stesso fratello che vedo 3 volte l’anno e che di solito fa fatica a ricordarsi il mio nome. Allora la questione è seria, dico.
Cristì devi tornà, andiamo tutti a pranzo insieme, ci stanno pure i genitori dei nonni dei prozii dei trisavoli e tu che fai non vieni? E niente, ho ceduto.
Purtroppo il tutto ad una sola settima di distanza dal fatidico week end pasquale. I terroni emigrati come me avranno già capito cosa vuol dire. Vuol dire che i biglietti dell’aereo ti costano un rene. Vuol dire che posti in treno manco a pensarci, che sono finiti già da Natale e che se provi a chiamare il call center ti fanno una risata ghignosa da Joker e ti sbattono giù la cornetta. Perché mica ci pensano a mettere qualche treno in più in quei giorni. Piuttosto ti vendono i biglietti in piedi sui gradini del vagone (rigorosamente a prezzo pieno) ma treni in più niente, è sacrilegio. Signorina c’è la crisi! Qua dobbiamo tagliare i costi e poi si dice natale con i tuoi, pasqua con chi vuoi no? Aridaje.
E quindi che si fa? Donna dalle mille risorse, problem solver dalla nascita, dopo una febbrile ricerca approdo al carpooling.
No, non è il nome di un ansiolitico per pendolari stressati, è una modalità di viaggio che consiste nella condivisione di auto private tra più persone che percorrono la stessa tratta. In pratica è l’autostop del nuovo millennio!
Il portale carpooling.it offre un database di più di 600.000 viaggi nazionali e internazionali con annunci di offerta e ricerca passaggi. In mezzo a queste centinaia di migliaia trovo Dina che con l’opzione carpooling solo per donne offre un posto proprio per il giorno e la tratta di cui avevo bisogno in cambio di un piccolo contributo spese!  Prima di prenotare il proprio posto, la policy del sito impone di mettersi d’accordo direttamente con il conducente che ha ovviamente la libertà di accettare o rifiutare la richiesta. Dopo una breve chiacchierata è fatta, decidiamo ora e luogo di ritrovo e… si parte!
Siamo io, Dina e  Marcella.  Seppia - così Dina ha chiamato la sua macchinuccia - è piena fino all’orlo ma non si scoraggia. Anche per Dina è la prima esperienza di carpooling e siamo entrambe un po’ curiose di sapere cosa ne uscirà. Succede che sei ore di macchina passano in fretta tra chiacchiere, autogrill supertecnologici che ci fanno ridere, banane e buena vista social club.
Alla fine del viaggio penso che non poteva andare meglio: ho risparmiato un sacco, mi sono divertita ed ho anche trovato una nuova amica! Trenitalia tiè, carpooling tutta la vita.


PS: a chi viaggia con carpooling Autostrade spa offre sconti su alcune tratte trafficate dai pendolari http://www.autostradecarpooling.it/come

giovedì 5 aprile 2012

Pasqua – consigli per non rimanere accecati.

Nonostante le nuvole fantozziane che ogni anno si ripropongono di rovinarci le vacanze, io dico che a Pasqua bisognerebbe sempre avere un paio di occhiali da sole pronti in borsetta.
Perché ci sono le uova di cioccolata.
Avete presente si, le uova quelle con gli incarti catarifrangenti, di un catarifrangente che neanche Autostrade Spa oserebbe tanto.  Ecco, quelle lì quando stanno tutte ammucchiate sugli scaffali del supermercato creano un fascio di luce che ti acceca. Tipo che a passarci vicino sembro Dracula al sorgere dell’alba.
A dirla tutta secondo me le uova di cioccolata sono state inventate dagli oculisti. Dai su, confessate.
Cmq non lo so voi, ma io quelle uova industriali le rifuggo che mi paiono tutte made in china. Io preferisco la cioccolata artiginale tipo quella che si può trovare da Cacao a Milano.
Cacao è una boutique di creazioni cioccolatose di ogni tipo.  Qui il cioccolato si trasforma assumendo forme sempre nuove e mai banali, dalla pralina alla scarpetta, dalle tazzine alle matite. E ovviamente in questo periodo le uova! Uova eleganti e buffe al tempo stesso, con i pois, con le righe, addirittura con il papillon!
Inoltre una serie di altre piccole idee soprendenti che vi faranno divertire. Tutto rigorosamente prodotto in modo artigianale come da migliore tradizione cioccolatiera.
Cacao è un piacere per il palato e anche per gli occhi !  Sono sicura che non vi accecherà.  :)

http://www.cacao-lab.it/


Via Bartolomeo Eustachi 47, Milano
T: 02 20520158
E: info@cacao-lab.it


      

martedì 3 aprile 2012

Il Torchio – più che un bed & breakfast una famiglia allargata

Oltre ai sogni, sono sicura che nel cassetto avete pure una Smartbox che sta per scadere.
Eh si, perché funziona così, che la smartbox la tieni lì pensando di avere 365 giorni a disposizione per poterti organizzare e poi ti ritrovi a un mese dalla scadenza che non sai ancora che ci devi fare. E vai in ansia.
E io pure, vittima di questa nuova forma di regalo esperienziale, mi sono ritrovata a sfogliare il cataloghino ‘insolito fuoriporta’ in preda al panico da prenotazione.
Fermati! Mi sono detta (si si, io parlo con me stessa lo sapete), qui c’è bisogno di un’idea!
Mumble mumble…

Allora. Al mio sposo ci piacciono tanto le montagne. Qua vicino ci stanno le Grigne che erano le montagne preferite della mia poetessa preferita che aveva la casa a Pasturo, il paesello dove poi è stata sepolta quando è morta. 2+2 = ci fermiamo a dormire da qualche parte là intorno così poi facciamo un sacco di gite.
Lo so che non ci avete capito niente ma la matematica non è cosa di tutti, pazienza.

Per farla breve ho deciso di prenotare al Bed & Breakfast il Torchio che si trova a Calco, nel Lecchese. Della descrizione mi era piaciuto questo fatto che era un posto antico, costruito nel 600 poi divenuto dimora dei Calchi, nobile famiglia vissuta sotto il regno degli Sforza.
Detta così sembra una cosa altisonante, di quei posti finti coi velluti e le armature che pare di stare nella casa dei fantasmi a Gardaland.

E invece no! Si tratta di un rustico campagnolo, con i balconcini di legno, i fiori, i letti in ferro battuto e un’atmosfera tutta intima e calorosa. Questa casa se ne stà lì zitta zitta, in cima alle colline, con il micio che si stiracchia in cortile e Siro che ti aspetta fuori per accoglierti in famiglia.



La signora Marcella in cucina è intenta a spignattare con una cuffietta arricciata in testa. Alle pareti stanno appesi un’infinità di tegami, macinacaffè a manovella, vecchi ferri da stiro in ghisa e stampi per torte. Gli scaffali abbondano di scatole di latta dai decori vintage, c’è un pianoforte, un camino enorme e una grande tavola apparecchiata che invita a sedersi.
Si cena alle otto, tutti insieme, così conosci gli altri ospiti e alla fine pare la vigilia di Natale. Anche perché il vinello è buono e le bottiglie vanno via veloci e così anche le chiacchiere e le risate. Quella di Marcella soprattutto è una risata bella, rumorosa e contagiosa. Poi c’è Franco, un signore dall’aspetto ottocentesco, baffuto e piuttosto taciturno. Peccato non averci parlato, pare sia un esperto d’arte.
Dopo i pizzoccheri e tutte le altre prelibatezze di produzione propria, io non ce la faccio mica a tenere ancora gli occhi aperti…



Ci ritroviamo la mattina dopo di nuovo tutti intorno al grande tavolo, dove ci aspetta una mega crostata con marmellate di prugne e mele cotogne - che pure quelle sono fatte in casa eh! In aggiunta conosciamo Umberto, un personaggio un po’ folle che però ci piace proprio per questa follia. É di passaggio e in pratica sta facendo un luuuungo giro a piedi, tappa tappa, a intervistare le persone che incontra per poi farci un documentario.
Così siamo finiti in un video e pure in una fotografia di gruppo che la signora Marcella ha detto “prima li fotografavo tutti gli ospiti, adesso invece solo quelli simpatici!” …a Marcè, detto tra noi, questa mi pare un po’ una ruffianata ma ti vogliamo bene lo stesso… :)

Insomma se più che un B&B cercate un posto speciale il Torchio saprà lasciarvi quella sensazione di ricordi bellissimi di gente vera e fatti genuini.

http://iltorchio.wordpress.com/
Località Vescogna, 24
23885 CALCO (LC)
T: 039508724

                                   


                                  



    

 

lunedì 2 aprile 2012

Brains, the mind as matter - una mostra molto pulp!



Sempre durante l’ormai famosa trasferta a Londra ho avuto la fortuna e il tempo di riuscire a visitare una mostra molto pulp – Brains: the mind as matter.
Poco prima di partire avevo letto un articolo su Repubblica che parlava di questa mostra gratis, allestita presso una biblioteca, la Wellcome Collection, che dichiara d'essere the free destination for the incurably curious.
E secondo voi, io che sono peggio di una scimmia, potevo non andare a vedere di cosa si trattava??
Da italiana avvezza a pagare sempre per qualsiasi cosa, mi sono avviata pensando di trovare 4 colonnine in croce con mezza didascalia di spiegazione. In fondo è gratis, pensavo, poi è organizzata in una biblioteca, figurati, ci sarà poco e niente da vedere. E invece arrivo e mi trovo questa mostra pazzesca, curata nei minimi dettagli e con una quantità di roba che ci sono rimasta dentro 4 ore, saltando il pranzo e rischiando di perdere l’aereo.
Brains. Si avete capito bene, il tema della mostra è il cervello. Anzi, per essere precisi, è il rapporto che l’uomo ha avuto nel corso degli anni con questo organo così complesso.
Per secoli infatti gli scienziati hanno portato avanti lo studio della frenologia nella convinzione che ci fosse una correlazione tra le caratteristiche morfologiche del cranio e la personalità o le qualità psichiche di un individuo.


La mostra comprende non solo materiale derivante da queste teorie ma anche tutta una serie di aggeggi e ammennicoli vari, video, opere d’arte, riproduzioni, nonché veri e propri cervelli in barattoli di vetro.



Le femministe saranno orgogliose di sapere che, a parte assassini e altri poveretti, c’è anche il cervello di una Suffragetta che lo donò alla scienza per dimostrare l’uguaglianza della materia grigia tra uomini e donne. Pure genius.
Cmq il pezzo di spicco di tutto l’ambaradan cervellotico è senza dubbio il frammento dell'encefalo di Einstein. Infatti, mentre il corpo fu cremato come da sua volontà, il cervello fu prelevato e tagliato in 240 pezzi al fine di analizzarlo, conservarlo e capire cosa rendesse l’intelligenza di questo scienziato così tanto superiore alla norma.
Al giorno d’oggi sappiamo che non esiste connessione tra la morfologia dell’organo e l’intelletto della persona, ciononostante l’archiviazione e l’analisi dei cervelli continuano, nella speranza di trovare spiegazione e cura per le malattie neurologiche degenerative come l'Alzheimer o il morbo di Parkinson. Ovviamente adesso c’è bisogno del consenso dei donatori, quindi se proprio volete avere una botta di generosità questa è una delle tante opzioni per fare beneficenza. :)
Ah, volevo precisare che questa non è una mostra adatta agli schifignosi, i cervelli ci sono per davvero, sapevatelo!
Altra insider news: se prendete il volantino all’ingresso c’è un coupon che vi dà diritto al 10% di sconto sull’acquisto del catalogo ;)

La mostra sarà visitabile fino al 17 Giugno, non vi resta che andare a dare un’occhiata per soddisfare il vostro lato più splatter! Enjoy!

http://www.wellcomecollection.org/

183 Euston Road
London NW1 2BE, UK

T +44 (0)20 7611 2222







Fatti di Londra, seconda puntata: mia cugina e gli omini di biscotto

Non ho mica finito di raccontarvi le genti e le cose di Londra eh!  E no, troppe ce ne stanno da dire! Tipo che dopo anni e anni ho rivisto mia cugina. Mia cugina è più giovane di me di qualche anno ed è l’unica altra femmina di un totale di 8 nipoti. Questo ci tengo a dirlo perché non avendo sorelle ci ho sempre sperato un poco di poter avere la cugina del cuore. E invece quella, già da piccolissima, mi mordeva e io la temevo più del diavolo. Però allo stesso tempo l’ho sempre ammirata perché sapeva il fatto suo. Coi capelli rossi e la pelle bianchissima non poteva che finire a Londra. Ci si è trasferita a poco più di 20 anni per uscire dal provincialismo ed inseguire i suoi sogni d’artista bohémien.  La cosa meravigliosa è che dopo anni di notti passate a fare la cameriera al Caffè Nero s’è iscritta ad un college di belle arti e ha lasciato tazze e tazzine per mettersi a fare la fotografa. Adesso esce fuori che sta cercando di organizzare la sua prima personale e, giuro, se ci riesce le dedico un megapost! Cmq è stato davvero bello, perché forse per la prima volta ci ho parlato veramente con mia cugina e ci siamo fatte le confidenze come si fa tra ragazze quando ci si vuole bene. A ripensarci quasi mi commuovo.
Sulla scia di questo sentimentalismo vi confesso che io posso essere tanto stronza quanto sensibile e può volerci niente per farmi emozionare. Tipo che a sto giro mi sono fatta intenerire dagli omini di biscotto. Eh, penserete voi, che ci sta di tanto speciale nei biscotti che addirittura ti fanno emozionare?? Ora vi dico.
Londra, come tutti saprete, non brilla per tradizione culinaria però in compenso ci hanno il culto del tè delle 5.  Questa usanza ha sviluppato il favoloso indotto dei biscotti, che vuol dire che se ne possono trovare a palate, di mille forme e fattezze diverse e più fantasiose che mai. Tra tutti i biscotti mi sono ritrovata a fare amicizia con la grande famiglia dei Jolly Gingers by Biscuiteers… mi hanno fatto troppa simpatia! Ci sono i Love Gingers, che sono omini biscotto molto romantici che sanno corteggiare le donne come si usava fare un tempo, poi ci sono i Working Gingers che pure loro li ho sentiti parlare della crisi ma cmq non perdono il sorriso, poi ci sono quelli che come la cicala pensano solo a divertirsi perché la vita è breve e non sai mai quale tazza di tè ti aspetta e poi tanti altri ancora. Se anche voi volete fare amicizia con questi buffi e simpaticissimi omini potete trovarli online …Tra un poco arriva Pasqua e c’è anche l'omino che vi regala l’uovo di cioccolata ;)

http://www.biscuiteers.com/
18 Stannary Street, London, SE11 4AA
T: +44 (0) 8704 588 358


venerdì 30 marzo 2012

Fatti di Londra, Oscar Wilde e previsioni del tempo.

Voglio chiarire una cosa: non è che siccome il post precedente era quello della sincerità adesso mi metto a scrivere le bugie. No no, io fondamentalmente sono una persona onesta, mica mi son messa a scrivere per gabbarvi.
Anzi c’ho un bel po’ di fatti da raccontarvi che son tornata ieri da Londra e quando si va a Londra si vedono un sacco di genti e si fanno un sacco di cose.
A Londra ci sono andata per lavoro, una due giorni veloce, e la cosa bella di quando viaggio per lavoro è che magari non ho tempo per vedere niente però gli alberghi dove dormo sono sempre fichissimi (bisogna dirlo che ogni tanto questa vita impiegatizia ha dei risvolti positivi… ).
Questa volta ho alloggiato al Cadogan Hotel in Sloane Street nel puzzonissimo e snobbissimo quartiere di Chelsea (Knightsbridge).  Costruito nel 1887, questo albergo affascina non solo per l’elegante edificio storico ma anche e soprattutto per gli aneddoti legati alle sue stanze… Era qui infatti che il futuro re d’Inghilterra Edward VII incontrava l’attrice Lillie Langtry per piccanti rendez-vous e sempre qui era solito alloggiare ai tempi il famoso Oscar Wilde.  A proposito del nostro amico Oscar si narra che nel lontano 6 Aprile del 1895 la room 118 fu teatro del suo arresto per “atti osceni” (ma lo sappiamo tutti che ce l’avevano con lui perché ci ha avuto le esperienze omosessuali…).  Se poi volete avere pure i dettagli su com’è andato questo fatto dell’arresto, John Betieman ci ha scritto una bella poesia che recita così:
The Arrest of Oscar Wilde at the Cadogan Hotel
By John Betjeman
He sipped at a weak hock and seltzer
   As he gazed at the London skies
Through the Nottingham lace of the curtains
   Or was it his bees-winged eyes?
To the right and before him Pont Street
   Did tower in her new built red,
As hard as the morning gaslight
   That shone on his unmade bed,
“I want some more hock in my seltzer,
   And Robbie, please give me your hand—
Is this the end or beginning?
   How can I understand?
“So you’ve brought me the latest Yellow Book:
   And Buchan has got in it now:
Approval of what is approved of
   Is as false as a well-kept vow.
“More hock, Robbie—where is the seltzer?
   Dear boy, pull again at the bell!
They are all little better than cretins,
   Though this is the Cadogan Hotel.
“One astrakhan coat is at Willis’s—
   Another one’s at the Savoy:
Do fetch my morocco portmanteau,
   And bring them on later, dear boy.”
A thump, and a murmur of voices—
    (”Oh why must they make such a din?”)
As the door of the bedroom swung open
   And
TWO PLAIN CLOTHES POLICEMEN came in:
“Mr. Woilde, we ‘ave come for tew take yew
   Where felons and criminals dwell:
We must ask yew tew leave with us quoietly
   For this is the Cadogan Hotel.”
He rose, and he put down The Yellow Book.
   He staggered—and, terrible-eyed,
He brushed past the plants on the staircase
   And was helped to a hansom outside.
 Questa poesia è una manna per i curiosi come me perché ci stanno dentro un sacco di rimandi ad altri fatti. Tipo: non siete curiosi di sapere chi era Robbie? E allora leggete qui.  Poi scusate, non vi viene voglia di capire che libro era sto yellow book? Allora scopritelo qui. E così via dicendo.
Cmq, tornando al punto di partenza, a me questa cosa di pensare che ho dormito nello stesso posto dove dormiva Oscar Wilde mi piace proprio assai perché lui ancora oggi è uno dei miei scrittori preferiti. Poi, manco a dirlo, Il ritratto di Dorian Gray è in cima alla top ten dei libri che hanno cambiato la mia vita. Io lo so che questo post è già troppo lungo, che sto divagando troppo e che avrei ancora tanti fatti e tante genti da raccontare, ma ve lo devo spiegare in che modo Dorian Gray e il suo ritratto hanno cambiato la mia vita. Dunque, così come Picasso ha avuto il suo periodo blu, poi quello rosa etc etc , io tra i miei tanti periodi ho avuto pure quello Oscar Wilde. Il che vuol dire che ho letto tutto il leggibile, visitato i luoghi della sua vita (compresa la prigione a Reading), imparato a memoria gli aforismi e addirittura recitato qualcuno dei suoi pezzi teatrali. Ma Dorian più di ogni altra cosa ancora oggi me lo porto dentro perché ogni qual volta mi capiti di compiere delle malefatte - tipo quando non vado a trovare mia nonna o quando mi affretto a lasciare il vicino fuori dall’ascensore - io m’immagino la mia anima che s’imbruttisce. Me l’immagino talmente tanto imbruttita  che mi viene voglia di tornare giù a prendere il vicino e offrirgli pure un caffè. Ecco. Diciamo che Dorian è una specie di grillo parlante (e qui si potrebbero aprire delle discussioni sull’intertestualità che forse è meglio evitare…) che oramai fa parte di me e non me lo riesco a togliere di torno. Mannaggia a Dorian.
E niente, tutto è partito da un albergo che ci ha dentro un sacco di storie ma storie a parte c’è un’altra cosa che mi piace di questo posto. Cioè che sul cuscino, oltre al cioccolatino della buona notte ti ci mettono il foglietto con le previsioni del tempo per il giorno dopo. E io sorrido e penso che certe chicche, solo a Londra. Ah, la mia adorata Londra… !


http://www.cadogan.com/
75 Sloane Street - London, SW1X 9SG - UK
T: 44 (0)20 7235 7141