venerdì 27 aprile 2012

A Giuseppe gli piaceva di magnare e bere

Non lo so se voi ne siete usciti incolumi ma io mi sono sentita sinceramente provata dai giorni del salonedelmobileamilano. Una fatica proprio. E allora ho fatto che me ne sono andata da Milano per qualche giorno che avevo troppo bisogno di starmene un po' tranquilla.
Dove sono andata non ve lo dico, che pure se scrivo il blog non è che vi devo dire tutti i fatti miei eh. Però vi volevo raccontare che tra una cosa e un'altra sono finita in un piccolo paesello dell'Emilia Romagna che si chiama Busseto.
Quando dico piccolo intendo proprio piccolissimo che Busseto centro in pratica è una via soltanto. Tipo che se prendi la parallela stai già in periferia. Epperò nonostante sia piccolissima, Busseto è diventata assai famosa anche a livello internescional perchè è successo che tanto tempo fa, in una frazione chiamata Roncole, ci è nato Giuseppe Verdi.  Poi sisà, Giuseppe Verdi è diventato importante così a Busseto sono diventati tutti fan sfegatati e ora qualsiasi cosa ci ha il riferimento al nostro caro amico Giuseppe: c'è Piazza Giuseppe Verdi, la statua di Giuseppe Verdi, il teatro Verdi dove ha luogo il Festival Verdi, c'è il Museo Nazionale Giuseppe Verdi e tanto per togliervi ogni dubbio pure Roncole l'hanno fatta diventare Roncole Verdi. Insomma ci siamo capiti no? Una fantasia che a Bussetto proprio bisogna dargli il premio per la creatività.
Cmq il nostro amico Giuseppe oltre a comporre le musiche bellissime che sappiamo ogni tanto gli capitava pure di mangiare e di bere (che pure lui era umano). Siccome all'epoca non ci stavano le parallele allora Giuseppe se ne andava a mangiare alla Salsamenteria Baratta che stava lungo quell'unica via che era Busseto vecchia. A Giuseppe dopo le cantante e le suonate gli piaceva di magnare e bere in compagnia e allora si organizzava le tavolate con gli amici. Così è successo che poi via via a quei tavoli si son seduti tutta una serie di personaggi illustri tipo Toscanini e d'Annunzio solo per dirvene alcuni.
Io già lo so che voi non ci credete che il nostro amico Giuseppe era così godereccio ma secondo voi a cosa s'è ispirato quando ha scritto Libiam ne' lieti calici? E se ancora non mi credete v'invito ad andare all'ormai Storica Salsamenteria Baratta. Andate, andate a sedervi ai tavoli e ad assaggiare tutti i salumi più buoni della zona, i formaggi e la frutta secca. Andate a brindare con l'ottimo vino servito in scodelle che suggeriscono l'abbondanza. Andate a curiosare tra tutti i cimeli che sono stati collezionati nel corso dei secoli - il suo primo pianoforte, lo spartito originale della Traviata, le foto di quando era giovane e un'infinità di altri ricordi di quei bei tempi in cui Giuseppe se la godeva alla grande.

Andate e poi mi dite se i fatti non sono come ve li ho raccontati io. Alla peggio farete un sacco di brindisi lieti pure voi, come nella Traviata.

Alla salute!

Salsamenteria Storica Baratta
http://www.salsamenteriabaratta.it/
Via Roma, 76
43011 Busseto (PR)



domenica 22 aprile 2012

salonedelmobileamilano - Dimore Studio

Ieri sera ci ho avuto per la prima volta la sindrome di Stendhal. Ve lo giuro. Mi è venuto una specie di buco allo stomaco per la quantità di cose strabelle che ho visto. E pure perchè in contemporanea pensavo al mio appartamento in condivisione, arredato 95% Ikea, 5% robe raccattate da amici e parenti. Ma questa forse è un'altra sindrome.
Comunque, tra i miei giri del salonedelmobileamilano sono andata al Brera Design District che volevo vedere cosa s'erano inventati quelli di Dimore Studio.
Dimore Studio è uno studio (ma va?) di interior design fondato nel 2009 dal duo Britt Moran+Emiliano Salci, che io già lo sapevo che erano bravissimi quindi ci sono andata con grandi aspettative e in genere le aspettative grandi sono pericolose perchè poi la maggior parte delle volte rimani deluso.
E invece è successo che ci ho avuto Stendhal. È stato Stendhal a prima vista.
Già sei in via Solferino 11 in un palazzo d'epoca che la dice lunga solo a guardare la facciata e il cortile interno. Poi sali le scale e ti trovi a camminare sul parquet originale, quello inchiodato a spina di pesce che fa cric crac sotto i piedi. Trovi le porte con gli stipiti tutti artistici, le finestre con le chiusure di una volta e i vetri con gli angoli stondati: Trovi i soffitti altissimi con ancora i rimasugli delle tinteggiature del 18esimo secolo e i radiatori in ghisa con le decorazioni ricciolute e i piedini che ti vien voglia di comprargli le scarpe. E ti assale lo stupore quello dei bambini, quello che non ci riesci a credere. Poi inizi a notare i colori, colori profondi che tutta la casa sembra un'alcova. Ce n'erano un sacco di genti lì che come me guardavano eppure mi pareva d'esser sola dentro ai blu e ai verdi delle pareti. E in mezzo a queste pareti silenziose c'erano poi tocchi di giallo cupo, fantasie vintage, pezzi di recupero che portano addosso i segni dei loro anni vissuti, bottiglie vuote, marmi, oggetti ricercati, lampade che ti viene da dire questo è il design quello vero. E mi sono sentita completamente stordita, ci avevo questa sensazione talmente tanto strana che ancora adesso non la so spiegare.

Quindi, io ve lo dico e poi non dite che non vi ho avvertito: chi è debole di cuore forse è meglio che non ci vada a vedere questa meraviglia che secondo me Stendhal può essere letale.
Per quelli che invece vogliono fare un'esperienza mistica le porte del nirvana del salonedelmobileamilano sono da Dimore Studio in via Solferino 11.

Che il viaggio abbia inizio.

Dimore Studio
http://www.dimorestudio.eu/data/home.html

mercoledì 18 aprile 2012

salonedelmobileamilano - è ora di andare [a casa]

Meno male che il salonedelmobileamilano ci ha pensato da solo a dividersi per zone e circuiti che almeno mi rimane più facile pure a me di segnalarvi i posti senza perderci la capacità di intendere e di volere.

Allora, già ve ne ho detto uno in via Tortona (grande classicone del salonedelmobileamilano) e poi vi ho raccontato di un fatto totalmente fuori dai soliti giri dell'accattonaggio free-drink.
Oggi invece voglio segnalarvi un progetto nel nuovissimo circuito di Porta Venezia in Design.
A dire la verità questo circuito pare più un percorso da gita scolastica che da salonedelmobileamilano.
Infatti si tratta principalmente di un tour dei meravigliosi palazzi liberty presenti in zona che, per carità, ci piacciono tantissimo, proprio ci fanno accapponare la pelle con tutti quegli arzigogoli di fiori, foglie e forme sinuose, però se le genti vengono in cerca di novità e trend e news del nuovo millenio diciamo pure che i primi decenni del novecento non rappresentano proprio il futuro...

Comunque, spulcia spulcia, vi ho trovato qualcosa di bellino pure qua.
A stuzzicarci la curiosità ci ha pensato l'agenzia creativa FBR che ha ideato un progetto/performance che porta il nome di [a casa].
Si tratta di una casa, appunto, dove artisti, designer, collezionisti, musicisti e amanti del buon cibo vengono invitati a scambiarsi idee, opionini e liberi pensieri magari ispirati da tutto quello che è stato usato per allestire il progetto stesso: il tavolino tal dei tali, le forchette fatte a quel modo, la lampada di quel tizio lì, le lenzuola che sarà tutto un altro dormire, l'opera d'arte che non poteva mancare, l'olio quello buono per condire le bruschette e via così a 360 gradi.

Se volete partecipare anche voi al dibattito e bervi una tazzulella di caffè le porte di [a casa] rimarranno aperte fino al 22 Aprile dalle 12:00 alle 19:00.

In aggiunta, se siete abbastanza pimpanti e volete vedere il salonedelmobileamilano da un'altra prospettiva, [a casa] offre l'opportunità di fare dei tour in sella a delle biciclette assai stilose, guidati ogni giorno da diverse personalità del mondo del design.

Sù sù genti, affrettatevi, è ora di andare [a casa] ! :)

[a casa]
http://www.acasaproject.com/
Via Benedetto Marcello 2

martedì 17 aprile 2012

salonedelmobileamilano - Officina Tipografica 9 Punti

Ho deciso di mettermi nei panni di quelli che non gli piace la bolgia del salonedelmobileamilano, quelli che piuttosto stanno pensando di entrate nel comitato di promozione del Furniture China Expo pur di deviare il traffico delle genti verso altre città.

Ecco, a voi personaggi di poca fede dico che non bisogna disperare perchè la soluzione c'è e si chiama Officina Tipografica 9 Punti.

OT9PT è un'associazione culturale nata nel 2010 dall'iniziativa di 9 giovani designer che un bel giorno hanno deciso di recuperare vecchi macchinari per stampa a caratteri mobili e di riportarli in vita attraverso tutta una serie di progetti, workshop e millemila altre idee geniali di diverso formato.

                            

Non so se avete presente quell'omino che di cognome faceva Gutenberg e che sicuramente vi avranno nominato ai tempi della scuola. Eh, si tratta proprio dei macchinari che usava quell'omino lì, dove la pagina bisogna comporla lettera per lettera e poi darci dentro con l'olio di gomito per imprimere le parole su carta. Mica come adesso che basta pigiare i tasti del pc senza nemmeno sapere usare tutte le dita!

                            

                            

A dispetto dei procedimenti antichi, i lavori di questi designer sono supercontemporanei, frutto di un'avanguardia sperimentale che non si fa certo intimorire dai limiti fisici dei macchinari!
Se volete vedere per credere potete ammirarli dal 17 al 21 Aprile presso l'Archivio Giovanni Sacchi a Sesto San Giovanni (MM1 Sesto Marelli) che ospiterà la prima edizione di “Non aspettare di diventar vecchio per finire in un archivio” un evento che prevede anche incontri, laboratori, magnate in allegria nonchè musica dal vivo e DJ SET ballerecci. E come da vostri desideri sarete lontani dalla folla di genti spaesate del centro città.

Se invece siete dei puristi del salonedelmobileamilano e Sesto San Giovanni vi pare una bestemmia, allora potete andare alla più semplicissima Fnac di Via Torino, angolo via della Palla 2, centro che più centro non si può.
OT9PT è in mostra fino al 22 Aprile con dieci poster a tiratura limitata che interpretano il tema "Sofferta Speciale".
Perchè in questo anno di crisi e cambiamenti la riflessione sul consumo viene meglio se fatta in un posto di consumo.

Andate e vedetene tutti, dentro e fuori il salonedelmobileamilano.

Officina Tipografica Novepunti
http://www.novepunti.org/
E: officina@novepunti.org

Siti dedicato all'evento non aspettare di diventare vecchio:
WEB: http://nonaspettare.archiviosacchi.it/
FB: https://www.facebook.com/NonAspettareDiDiventarVecchioPerFinireInUnArchivio
E: info@archiviosacchi.it

Archivio Sacchi
http://www.archiviosacchi.it/
T: 02 36682271

                                

                                




lunedì 16 aprile 2012

Salonedelmobileamilano - Merci negozio effimero.

La settima del salone del mobile a Milano è uno dei periodi più belli di questa città perchè alla gente non gliene importa se piove e il cielo è grigio e quanto è grigia Milano e a Milano piove sempre e c’è la nebbia e blablabla.
No, quando c’è il Salone del Mobile a Milano si esce, per principio. Addirittura le persone ci viaggiano apposta per dire io c’ero al salonedelmobileamilano. E magari non lo sanno neanche dove stanno andando, si sta in giro che tanto sicuro si trova qualcosa d'interessante e innovativo: la concettualissima sedia a forma di gallina o la lampada che si accende quando il tuo cane abbaia o l’istallazione della famosa designer giapponese Kiminkia Sei per Esselunga supermercati. O alla peggio ci si beve un bicchiere aggratis.
Vi dirò che tutto questo girovagare amemmipiace assai perché qua diventa un mare magnum di genti e di cose. Anzi forse pure troppo magnum che magari rischiate che vi perdete in mezzo al salonedelmobileamilano.
Quindi ho deciso che vi voglio dare un po’ di coordinate và, così poi mi tornate a casa sani e salvi e io sto più tranquilla.
Cominciamo con il “Negozio Effimero” di Merci in via Tortona 31.
Cosa essere Merci? Merci è un bellissimissimo concept store Parigino solitamente ubicato negli spazi di una vecchia fabbrica tessile nell’Haut Marais, tra il 3 l’11 arrondissement. Qui potete trovare di tutto un po’: abbigliamento supergriffato o vintage, fiori, robe di design, accessori, arredi e pure un caffè/libreria molto intellettualoide.  A entrarci l’effetto è quello di una bella sorpresa che siccome non ve la voglio rovinare non vi dico niente. Vi dico solo che nel cortiletto interno c’è una vecchia Fiat 500 straripante di oggetti ammucchiati alla rinfusa che è talmente tanto belluccia da esser diventata il simbolo del negozio. E basta così, sennò poi che sorpresa è?
Comunque bravi ai signori Cohen che l’hanno ideato  e che ci hanno pure tanto buon cuore. Infatti Mercì vuol dire grazie a tutti quelli che compreranno qualcosa perché parte dei proventi viene devoluta ad associazioni umanitarie.

Visto che Parigi non é proprio dietro l’angolo, potete approfittare della versione temporanea che verrà ospitata dal 17 al 22 Aprile a Milano presso il nuovo studio della designer Paola Navone che ne ha pure curato l’allestimento.

Quindi se oltre al salonedelmobileamilano volete sentirvi pure un poco Amélie Poulain a Parì, potete mettervi una baguette in borsa e fare un salto qui! :)

Merci Negozio Effimero: Via Tortona 31, Milano

Merci (quello di parigi)
Boulevard Beaumarchais, 111
75003 Parigi

T. +33 (0) 142770033


venerdì 13 aprile 2012

O sole mio, sta(mpa) in fronte a te!

A vedere gente e fare cose si scoprono un sacco di fatti interessanti. Fatti che dopo che li scopri la tua vita non sarà più la stessa.
Tipo questa Inkodye di Lumi.co, una vernice che applicata sui tessuti li rende fotosensibili e permette di creare stampe usando semplicemente la luce del sole…

Siccome che non sono molto brava a dire queste cose un po’ scientifiche allora forse è meglio se vi guardate il video:


Questi sono solo alcuni esempi di quello che si può fare con questa vernice eh! Che poi loro usano principalmente negativi di foto ma in realtà qualsiasi cosa possa creare delle zone d’ombra funziona uguale (pensate alla tecnica dello stencil, il principio è molto simile).




Queste stampe solari poi non si cancellano mica con la pioggia, anzi sono state pensate per resistere anche al capitano schettino.

Si può usare su quasi tutte le fibre naturali e anche su pellami e legno che se pure non siete molto creativi questa vernice farà venire fuori i vostri desideri più reconditi.

Esempio: se da tempo sognavate di avere angelina jolie sulle vostre lenzuola, ora si può!

Ready, steady, go!

http://lumi.co/

giovedì 12 aprile 2012

La Scala under 30 – Non è un teatro per vecchi

Quando si nomina il Teatro alla Scala vengono subito in mente gli stucchi dorati, i drappeggi scarlatti, i ballerini volteggianti, le orchestre sinfoniche e le vecchie 'sciure' ingioiellate col capello acconciato per l’occasione.
Secondo me pure quelli che ci lavorano lo sanno che nell’immaginario collettivo è compreso di default il capello da bigodino. E allora che hanno fatto quelli della Scala, hanno deciso di ringiovanirsi, di farsi una specie di lifting.
Ora, immaginatevi  questo magnifico teatro settecentesco dove hanno risuonato le note dei più grandi… Rossini, Verdi, Toscanini… Poi togliete tutto e metteteci le canzoni di Vasco Rossi.
Vedete, la chirurgia plastica può fare più danni che l’esplosione di Fukushima.
Sto parlando de “L’altra metà del cielo”, il balletto in programmazione in questi giorni di cui sicuramente avrete già sentito parlare perché ha praticamente infestato tutti i tg, i giornali e ora anche il mio miserrimo blog (e qui farei un grande applauso al dipartimento di marketing e comunicazione del teatro eh!).
Per carità, io non voglio togliere nulla a Celso Valli che pure ha fatto un grande lavoro di orchestrazione e tantomeno voglio criticare Martha Clarke che ha saputo creare una coreografia molto avant garde, a tratti surrealista. Anzi ci sono stati momenti talmente tanto emozionanti che come a pretty woman mi si sono aggrovigliate le budella.
Io voglio solo dire che non c’era bisogno del Blasco alla Scala per combattere il capello da bigodino.
Se ci pensate bene le drammaturgie di certe opere e/o balletti non hanno nulla da invidiare ad un film dei fratelli Coen: condanne a morte, duelli, suicidi e assassinii. Per non parlare delle figure femminili che spesso e volentieri sono tutt’altro che sesso gentile. Tipo che Tosca ammazza il capo della polizia. Giselle diventa un fantasma e fa morire gli uomini di paura. Violetta che tanto voleva essere amata da Alfredo in realtà era una cortigiana (che in altre parole vuol dire… vabbè avete capito).
Allora vi chiederete io che ci sono andata a fare a vedere sta cosa di Vasco. È che siccome che mi piaceva l’idea di andare a vedere i tutù e i tizi in calzamaglia, alla Scala mi ci sono fatta l’abbonamento per il balletto.
Adesso però non vi pensate che pure io voglio fare la parte della nobildonna con la pelliccia di ermellino. No no, ho fatto l’abbonamento quello per i 'ggiovani'. Che voi forse non lo sapete ma esiste La Scala under 30, il programma pensato per chi non ha superato la soglia del tre.
E questa si che è una bella iniziativa per propiziare il rinnovo generazionale!
La scala under 30 infatti permette di avere tutta una serie di agevolazioni: promozioni speciali sugli spettacoli, visite guidate organizzate in esclusiva, sconti vari e abbonamenti a prezzo ridotto. In più per gli abbonati, ogni spettacolo è preceduto da un’introduzione ed un ricco aperitivo.
Quindi finchè siete in tempo vi consiglio di approfittarne perchè, Vasco a parte, La Scala under 30 è un modo per avvicinarsi all’arte di un così grande teatro senza dover  firmare delle cambiali a vita.
GGiovani, accorrete numerosi!

domenica 8 aprile 2012

Carpooling - soluzioni di viaggio per l’emigrato 2.0


Christmas with the yours, Easter what you want cantano Elio e le storie tese. Certo, come no. Ma vaglielo a spiegare a Elio che cosa vuol dire vivere a 600km di distanza dalla 'famigghia' e non tornare a casa per le feste.
Io giuro che ci ho provato a dire che forse non sarei tornata per Pasqua, e ho detto FORSE. Ero riuscita pure a non sentirmi in colpa quando mio padre aveva fatto la vocina flebile al telefono a dirmi che si, ok, non fa nulla, decidi tu. Solo che poi è arrivata la chiamata di mio fratello, lo stesso fratello che vedo 3 volte l’anno e che di solito fa fatica a ricordarsi il mio nome. Allora la questione è seria, dico.
Cristì devi tornà, andiamo tutti a pranzo insieme, ci stanno pure i genitori dei nonni dei prozii dei trisavoli e tu che fai non vieni? E niente, ho ceduto.
Purtroppo il tutto ad una sola settima di distanza dal fatidico week end pasquale. I terroni emigrati come me avranno già capito cosa vuol dire. Vuol dire che i biglietti dell’aereo ti costano un rene. Vuol dire che posti in treno manco a pensarci, che sono finiti già da Natale e che se provi a chiamare il call center ti fanno una risata ghignosa da Joker e ti sbattono giù la cornetta. Perché mica ci pensano a mettere qualche treno in più in quei giorni. Piuttosto ti vendono i biglietti in piedi sui gradini del vagone (rigorosamente a prezzo pieno) ma treni in più niente, è sacrilegio. Signorina c’è la crisi! Qua dobbiamo tagliare i costi e poi si dice natale con i tuoi, pasqua con chi vuoi no? Aridaje.
E quindi che si fa? Donna dalle mille risorse, problem solver dalla nascita, dopo una febbrile ricerca approdo al carpooling.
No, non è il nome di un ansiolitico per pendolari stressati, è una modalità di viaggio che consiste nella condivisione di auto private tra più persone che percorrono la stessa tratta. In pratica è l’autostop del nuovo millennio!
Il portale carpooling.it offre un database di più di 600.000 viaggi nazionali e internazionali con annunci di offerta e ricerca passaggi. In mezzo a queste centinaia di migliaia trovo Dina che con l’opzione carpooling solo per donne offre un posto proprio per il giorno e la tratta di cui avevo bisogno in cambio di un piccolo contributo spese!  Prima di prenotare il proprio posto, la policy del sito impone di mettersi d’accordo direttamente con il conducente che ha ovviamente la libertà di accettare o rifiutare la richiesta. Dopo una breve chiacchierata è fatta, decidiamo ora e luogo di ritrovo e… si parte!
Siamo io, Dina e  Marcella.  Seppia - così Dina ha chiamato la sua macchinuccia - è piena fino all’orlo ma non si scoraggia. Anche per Dina è la prima esperienza di carpooling e siamo entrambe un po’ curiose di sapere cosa ne uscirà. Succede che sei ore di macchina passano in fretta tra chiacchiere, autogrill supertecnologici che ci fanno ridere, banane e buena vista social club.
Alla fine del viaggio penso che non poteva andare meglio: ho risparmiato un sacco, mi sono divertita ed ho anche trovato una nuova amica! Trenitalia tiè, carpooling tutta la vita.


PS: a chi viaggia con carpooling Autostrade spa offre sconti su alcune tratte trafficate dai pendolari http://www.autostradecarpooling.it/come

giovedì 5 aprile 2012

Pasqua – consigli per non rimanere accecati.

Nonostante le nuvole fantozziane che ogni anno si ripropongono di rovinarci le vacanze, io dico che a Pasqua bisognerebbe sempre avere un paio di occhiali da sole pronti in borsetta.
Perché ci sono le uova di cioccolata.
Avete presente si, le uova quelle con gli incarti catarifrangenti, di un catarifrangente che neanche Autostrade Spa oserebbe tanto.  Ecco, quelle lì quando stanno tutte ammucchiate sugli scaffali del supermercato creano un fascio di luce che ti acceca. Tipo che a passarci vicino sembro Dracula al sorgere dell’alba.
A dirla tutta secondo me le uova di cioccolata sono state inventate dagli oculisti. Dai su, confessate.
Cmq non lo so voi, ma io quelle uova industriali le rifuggo che mi paiono tutte made in china. Io preferisco la cioccolata artiginale tipo quella che si può trovare da Cacao a Milano.
Cacao è una boutique di creazioni cioccolatose di ogni tipo.  Qui il cioccolato si trasforma assumendo forme sempre nuove e mai banali, dalla pralina alla scarpetta, dalle tazzine alle matite. E ovviamente in questo periodo le uova! Uova eleganti e buffe al tempo stesso, con i pois, con le righe, addirittura con il papillon!
Inoltre una serie di altre piccole idee soprendenti che vi faranno divertire. Tutto rigorosamente prodotto in modo artigianale come da migliore tradizione cioccolatiera.
Cacao è un piacere per il palato e anche per gli occhi !  Sono sicura che non vi accecherà.  :)

http://www.cacao-lab.it/


Via Bartolomeo Eustachi 47, Milano
T: 02 20520158
E: info@cacao-lab.it


      

martedì 3 aprile 2012

Il Torchio – più che un bed & breakfast una famiglia allargata

Oltre ai sogni, sono sicura che nel cassetto avete pure una Smartbox che sta per scadere.
Eh si, perché funziona così, che la smartbox la tieni lì pensando di avere 365 giorni a disposizione per poterti organizzare e poi ti ritrovi a un mese dalla scadenza che non sai ancora che ci devi fare. E vai in ansia.
E io pure, vittima di questa nuova forma di regalo esperienziale, mi sono ritrovata a sfogliare il cataloghino ‘insolito fuoriporta’ in preda al panico da prenotazione.
Fermati! Mi sono detta (si si, io parlo con me stessa lo sapete), qui c’è bisogno di un’idea!
Mumble mumble…

Allora. Al mio sposo ci piacciono tanto le montagne. Qua vicino ci stanno le Grigne che erano le montagne preferite della mia poetessa preferita che aveva la casa a Pasturo, il paesello dove poi è stata sepolta quando è morta. 2+2 = ci fermiamo a dormire da qualche parte là intorno così poi facciamo un sacco di gite.
Lo so che non ci avete capito niente ma la matematica non è cosa di tutti, pazienza.

Per farla breve ho deciso di prenotare al Bed & Breakfast il Torchio che si trova a Calco, nel Lecchese. Della descrizione mi era piaciuto questo fatto che era un posto antico, costruito nel 600 poi divenuto dimora dei Calchi, nobile famiglia vissuta sotto il regno degli Sforza.
Detta così sembra una cosa altisonante, di quei posti finti coi velluti e le armature che pare di stare nella casa dei fantasmi a Gardaland.

E invece no! Si tratta di un rustico campagnolo, con i balconcini di legno, i fiori, i letti in ferro battuto e un’atmosfera tutta intima e calorosa. Questa casa se ne stà lì zitta zitta, in cima alle colline, con il micio che si stiracchia in cortile e Siro che ti aspetta fuori per accoglierti in famiglia.



La signora Marcella in cucina è intenta a spignattare con una cuffietta arricciata in testa. Alle pareti stanno appesi un’infinità di tegami, macinacaffè a manovella, vecchi ferri da stiro in ghisa e stampi per torte. Gli scaffali abbondano di scatole di latta dai decori vintage, c’è un pianoforte, un camino enorme e una grande tavola apparecchiata che invita a sedersi.
Si cena alle otto, tutti insieme, così conosci gli altri ospiti e alla fine pare la vigilia di Natale. Anche perché il vinello è buono e le bottiglie vanno via veloci e così anche le chiacchiere e le risate. Quella di Marcella soprattutto è una risata bella, rumorosa e contagiosa. Poi c’è Franco, un signore dall’aspetto ottocentesco, baffuto e piuttosto taciturno. Peccato non averci parlato, pare sia un esperto d’arte.
Dopo i pizzoccheri e tutte le altre prelibatezze di produzione propria, io non ce la faccio mica a tenere ancora gli occhi aperti…



Ci ritroviamo la mattina dopo di nuovo tutti intorno al grande tavolo, dove ci aspetta una mega crostata con marmellate di prugne e mele cotogne - che pure quelle sono fatte in casa eh! In aggiunta conosciamo Umberto, un personaggio un po’ folle che però ci piace proprio per questa follia. É di passaggio e in pratica sta facendo un luuuungo giro a piedi, tappa tappa, a intervistare le persone che incontra per poi farci un documentario.
Così siamo finiti in un video e pure in una fotografia di gruppo che la signora Marcella ha detto “prima li fotografavo tutti gli ospiti, adesso invece solo quelli simpatici!” …a Marcè, detto tra noi, questa mi pare un po’ una ruffianata ma ti vogliamo bene lo stesso… :)

Insomma se più che un B&B cercate un posto speciale il Torchio saprà lasciarvi quella sensazione di ricordi bellissimi di gente vera e fatti genuini.

http://iltorchio.wordpress.com/
Località Vescogna, 24
23885 CALCO (LC)
T: 039508724

                                   


                                  



    

 

lunedì 2 aprile 2012

Brains, the mind as matter - una mostra molto pulp!



Sempre durante l’ormai famosa trasferta a Londra ho avuto la fortuna e il tempo di riuscire a visitare una mostra molto pulp – Brains: the mind as matter.
Poco prima di partire avevo letto un articolo su Repubblica che parlava di questa mostra gratis, allestita presso una biblioteca, la Wellcome Collection, che dichiara d'essere the free destination for the incurably curious.
E secondo voi, io che sono peggio di una scimmia, potevo non andare a vedere di cosa si trattava??
Da italiana avvezza a pagare sempre per qualsiasi cosa, mi sono avviata pensando di trovare 4 colonnine in croce con mezza didascalia di spiegazione. In fondo è gratis, pensavo, poi è organizzata in una biblioteca, figurati, ci sarà poco e niente da vedere. E invece arrivo e mi trovo questa mostra pazzesca, curata nei minimi dettagli e con una quantità di roba che ci sono rimasta dentro 4 ore, saltando il pranzo e rischiando di perdere l’aereo.
Brains. Si avete capito bene, il tema della mostra è il cervello. Anzi, per essere precisi, è il rapporto che l’uomo ha avuto nel corso degli anni con questo organo così complesso.
Per secoli infatti gli scienziati hanno portato avanti lo studio della frenologia nella convinzione che ci fosse una correlazione tra le caratteristiche morfologiche del cranio e la personalità o le qualità psichiche di un individuo.


La mostra comprende non solo materiale derivante da queste teorie ma anche tutta una serie di aggeggi e ammennicoli vari, video, opere d’arte, riproduzioni, nonché veri e propri cervelli in barattoli di vetro.



Le femministe saranno orgogliose di sapere che, a parte assassini e altri poveretti, c’è anche il cervello di una Suffragetta che lo donò alla scienza per dimostrare l’uguaglianza della materia grigia tra uomini e donne. Pure genius.
Cmq il pezzo di spicco di tutto l’ambaradan cervellotico è senza dubbio il frammento dell'encefalo di Einstein. Infatti, mentre il corpo fu cremato come da sua volontà, il cervello fu prelevato e tagliato in 240 pezzi al fine di analizzarlo, conservarlo e capire cosa rendesse l’intelligenza di questo scienziato così tanto superiore alla norma.
Al giorno d’oggi sappiamo che non esiste connessione tra la morfologia dell’organo e l’intelletto della persona, ciononostante l’archiviazione e l’analisi dei cervelli continuano, nella speranza di trovare spiegazione e cura per le malattie neurologiche degenerative come l'Alzheimer o il morbo di Parkinson. Ovviamente adesso c’è bisogno del consenso dei donatori, quindi se proprio volete avere una botta di generosità questa è una delle tante opzioni per fare beneficenza. :)
Ah, volevo precisare che questa non è una mostra adatta agli schifignosi, i cervelli ci sono per davvero, sapevatelo!
Altra insider news: se prendete il volantino all’ingresso c’è un coupon che vi dà diritto al 10% di sconto sull’acquisto del catalogo ;)

La mostra sarà visitabile fino al 17 Giugno, non vi resta che andare a dare un’occhiata per soddisfare il vostro lato più splatter! Enjoy!

http://www.wellcomecollection.org/

183 Euston Road
London NW1 2BE, UK

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Fatti di Londra, seconda puntata: mia cugina e gli omini di biscotto

Non ho mica finito di raccontarvi le genti e le cose di Londra eh!  E no, troppe ce ne stanno da dire! Tipo che dopo anni e anni ho rivisto mia cugina. Mia cugina è più giovane di me di qualche anno ed è l’unica altra femmina di un totale di 8 nipoti. Questo ci tengo a dirlo perché non avendo sorelle ci ho sempre sperato un poco di poter avere la cugina del cuore. E invece quella, già da piccolissima, mi mordeva e io la temevo più del diavolo. Però allo stesso tempo l’ho sempre ammirata perché sapeva il fatto suo. Coi capelli rossi e la pelle bianchissima non poteva che finire a Londra. Ci si è trasferita a poco più di 20 anni per uscire dal provincialismo ed inseguire i suoi sogni d’artista bohémien.  La cosa meravigliosa è che dopo anni di notti passate a fare la cameriera al Caffè Nero s’è iscritta ad un college di belle arti e ha lasciato tazze e tazzine per mettersi a fare la fotografa. Adesso esce fuori che sta cercando di organizzare la sua prima personale e, giuro, se ci riesce le dedico un megapost! Cmq è stato davvero bello, perché forse per la prima volta ci ho parlato veramente con mia cugina e ci siamo fatte le confidenze come si fa tra ragazze quando ci si vuole bene. A ripensarci quasi mi commuovo.
Sulla scia di questo sentimentalismo vi confesso che io posso essere tanto stronza quanto sensibile e può volerci niente per farmi emozionare. Tipo che a sto giro mi sono fatta intenerire dagli omini di biscotto. Eh, penserete voi, che ci sta di tanto speciale nei biscotti che addirittura ti fanno emozionare?? Ora vi dico.
Londra, come tutti saprete, non brilla per tradizione culinaria però in compenso ci hanno il culto del tè delle 5.  Questa usanza ha sviluppato il favoloso indotto dei biscotti, che vuol dire che se ne possono trovare a palate, di mille forme e fattezze diverse e più fantasiose che mai. Tra tutti i biscotti mi sono ritrovata a fare amicizia con la grande famiglia dei Jolly Gingers by Biscuiteers… mi hanno fatto troppa simpatia! Ci sono i Love Gingers, che sono omini biscotto molto romantici che sanno corteggiare le donne come si usava fare un tempo, poi ci sono i Working Gingers che pure loro li ho sentiti parlare della crisi ma cmq non perdono il sorriso, poi ci sono quelli che come la cicala pensano solo a divertirsi perché la vita è breve e non sai mai quale tazza di tè ti aspetta e poi tanti altri ancora. Se anche voi volete fare amicizia con questi buffi e simpaticissimi omini potete trovarli online …Tra un poco arriva Pasqua e c’è anche l'omino che vi regala l’uovo di cioccolata ;)

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