mercoledì 28 marzo 2012

È questione di sincerità.

Dunque, vediamo.
Ho deciso che questo blog, se proprio lo devo cominciare, voglio farlo con un bel po’ di sincerità.
Ad essere sincera io non lo volevo mica aprire, questo blog. “IO, un blog?” – dicevo – “Ma che avrò mai da dire?? Ma Noooooo”. E non è che stessi parlando da sola (che ogni tanto succede eh, ma magari su questo ci scrivo un altro post), bensì rispondevo alla mia collega/amica/compagna di sventure che continuava a martellarmi al punto tale che i vecchietti si fermavano a guardare i lavori.
Sì, perché a dir la verità (sempre perché questo è un post sincero) il tutto è nato in un momento di disperazione. Di quei momenti in cui andresti a vendere collanine a Timbuctù pur di trovare una svolta.
Il fatto è che quando passi 5 giorni a settimana a fare i conti con caposcassamaroni+isteriaaziendalediffusa+entralamattinaescilasera, dopo un po’ ti viene naturale di esprimere un leggero disappunto...  e, sisà, cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia.
Così, tra una scrivania e l’altra, un caffè alla macchinetta e uno fuori al bar, abbiamo iniziato a pensare a delle plausibili vie di fuga ed è venuta fuori sta cosa dei blog. Che i blog pare siano il futuro eh! Pare che se vuoi approfittare di questa ondata di digitalizzazione che sta investendo il mondo peggio di uno tsunami te lo devi aprire pefforza il blog.
E allora la mia collega/amica/compagna di sventure ha deciso che, perché no, almeno bisogna provarci e che di tutte le possibili soluzioni per uscire dal tunnel della vita impiegatizia forse il blog è più facile delle collanine a Timbuctù.
Ora, voi non lo sapete ma io ho sono una motivatrice professionista, del tipo che sono proprio brava a dire agli altri cosa dovrebbero fare della loro vita. E di solito le persone, in preda ad attimi di follia, i miei consigli li seguono pure e, alla fine, non so come ma funziona e le cose gli vanno bene per davvero (menomale... sennò penso che c’avrei avuto ogni 3x2 le ruote della bicicletta squarciate). Cmq, senza troppo divagare, anche stavolta ero lì che incitavo e fomentavo e spronavo e supportavo e niente, a un certo punto sono stata interdetta. Ma proprio così su due piedi. “Te lo devi aprire pure tu il blog”  mi ha intimato. Una, due, cento volte.
E allora una mattina mi sono svegliata e ho pensato: mi sa che la Fra c’ha ragione.
Quindi eccolo, il blog di cui non avevate bisogno adesso c’è.  Approfittatene.